Una classica domanda che ci si sente rivolgere da chi si approccia all’Arabo è: “Ma quanto c’è da studiare?”.
Una domanda forse un po’ ingenua (si potrebbe rispondere lapidariamente: “Quanto vuoi!”), che forse tradisce una certa qual preoccupazione in virtù del fatto che “l’Arabo è difficile” (e non è vero). O forse si tratta d’una richiesta d’aiuto, della ricerca d’un consiglio per capire meglio il tipo d’impegno che questa materia richiede. In un’epoca in cui “non si ha mai tempo” (anche perché talvolta lo si usa male)…
Vediamo dunque di dare qualche consiglio.
Premettiamo che ciascuno deve misurarsi con quanto tempo ha a disposizione e con la sua predisposizione per lo studio delle lingue. E, nello specifico, per questa lingua che presenta elementi “impegnativi” ma anche altri decisamente più facili rispetto all’Italiano quando un arabofono si trova a studiarlo.
Per prima cosa diciamo che l’ideale sarebbe dedicare ogni giorno un po’ di tempo allo studio. Foss’anche solo mezz’ora. Ma se non ci si riesce, ci si ritagli nel fine settimana un lasso di tempo più lungo.
In che cosa consiste lo studio dell’Arabo in una fase iniziale?
In primo luogo si deve familiarizzare con le nuove lettere via via presentate. Altrimenti si farà una gran fatica, col susseguirsi delle lezioni, a seguire, per il semplice fatto che non si riconosce ciò che scrive il docente in grafia araba. Questo punto viene sottovalutato da troppi studenti. L’alfabeto arabo è per l’appunto un alfabeto, e se esso viene erogato con parsimonia, lungo una decina di lezioni, non si dovrebbero avere problemi se tra una lezione e l’altra ci si esercita con le nuove lettere (senza tralasciare le precedenti).
In secondo luogo è importante riascoltare la lezione. Questo riascolto è fondamentale, perché in questo modo si riordinano le idee e gli appunti presi sul quaderno (a righe!). Inoltre, si può riascoltare la registrazione dedicandovisi un po’ per volta, cosicché si possa approfondire ogni cosa sui testi di grammatica.
La terza cosa da fare è memorizzare un certo numero di vocaboli. Qui entra in gioco la capacità mnemonica di ciascuno. Ma grazie al triconsonantismo radicale dei vocaboli arabi ciò diventa facile. Un bravo docente deve fornire agli studenti la capacità di leggere ‘in filigrana’ la radice delle parole arabe, poiché essa, in combinazione con la forma della parola stessa, ci dice molto, se non addirittura tutto, del significato della parola stessa. E mano a mano che s’incamerano parole della stessa radice si farà sempre meno fatica a tenerle a mente. Il consiglio, tuttavia, è quello di selezionare tra le nuove parole, in base alle loro occorrenze: certamente è meglio ricordarsi come si dice “mangiare” rispetto a “arrampicarsi”!
Quarto punto: la pronuncia. In ogni lingua che si studia è necessario almeno evitare gli errori più marchiani. L’ideale è conseguire una bella pronuncia, e chi ce la fa in breve tempo meglio per lui. Ma in una prima fase la cosa più importante è evitare di prendere “fischi per fiaschi”, dato che l’Arabo ci fa utilizzare tutto l’apparato fonatorio. Dopo aver stabilito nel corso della lezione la corretta pronuncia ed aver messo in guardia dagli errori più diffusi (che riguardano suoni che hanno lo stesso punto d’articolazione), quando ci si esercita a casa è essenziale leggere a voce alta, poiché leggendo “a mente” sono tutti bravi…
Questi appena affrontati sono solo alcuni dei punti da rilevare al riguardo dello studio di questa materia, ma per tornare alla domanda iniziale che assilla alcuni… Si potrebbe rispondere che più si studia e più si vuol studiare, il che ci ricorda che l’entusiasmo viene, oltre che dal docente in gradi di trasmettere passione, anche dai riscontri e dalle soddisfazioni che si ricavano dal saper scrivere e leggere correttamente, dal ricordarsi parole, saper tradurre o costruire semplici frasi di senso compiuto eccetera…